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Parliamo di Gran Torino


Parliamo di Gran Torino, film del 2008, diretto e interpretato dal leggendario Clint Eastwood. Lo cominciai a guardare diversi anni fa in televisione, a Bari, mentre ero in ferie. Fu interrotto per un'edizione straordinaria del telegiornale e non fu più ripreso. Erano anni che mi promettevo di vederlo, e più volte è capitato come argomento di conversazione e dovevo fermare la gente per evitare che me lo spoilerasse. Il protagonista è un uomo alla fine dei suoi giorni, reduce della Guerra di Corea, operaio alla catena di montaggio della Ford per gran parte della sua vita. Burbero, conservatore, alquanto razzista. Da poco rimasto vedovo, andrà incontro a una serie di eventi che lo porteranno a una sorta di redenzione, fino al gesto catartico del sacrificio finale. Non vi svelo di più, ma posso affermare che non riesco più a riguardare quell’ultima scena senza farmi una “capa di pianti”. Si aggiunge alla lunga lista di film e di libri che mi hanno profondamente commosso. C’è anche da dire che ultimamente piango alla visione di due film su tre. Profondamente provato da un’esistenza particolarmente insoddisfacente, cercando di risolvere situazioni complesse, anche di salute, che vanno a incidere in maniera significativa sulla qualità della mia vita, e che insistentemente si propagano da ormai troppo tempo, un’amara constatazione è che in questa fase della mia vita sono a tutti gli effetti considerevolmente emotivo. E questo film, forse implicitamente, lascia spunti di riflessione sul senso della vita, sul come viverla nel modo più dignitoso possibile, cercando di vivere sereni col resto della comunità. Il film è ambientato in un quartiere difficile di una della città più degradate degli Stati Uniti, Detroit (si pensi a “8 Mile” oppure per approfondire, potete guardare un documentario, realizzato dal sottoscritto un po’ di anni fa, sulle città più pericolose al mondo, riporto il link). Ci sto pensando adesso, mentre sto stilando questa breve recensione, impregnata come al solito di aneddoti personali, analisi ormai giunta al temine. Il contesto ambientale può influenzare significativamente il corso della vita, in questa pellicola traspare anche questo aspetto. Mi domando, ma fondamentalmente, se non avessi lasciato l’Italia, ormai quasi dieci anni fa, che fine avrei fatto?


Francesco Favia


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Lisbona, 3 aprile 2021

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